L’ estragone (o dragoncello) è una pianta erbacea, poliennale, originaria della Russia centrale. Si conoscono due varietà di estragone, quello “tedesco” e quello “francese” o “piemontese”; quest’ultimo più interessante per il suo utilizzo nell’industria alimentare e liquoristica.
Il dragoncello “tedesco” ha fusti a sezione sferoidale, ramificati, formanti compatti cespugli con radici legnose. L’altezza della pianta varia fra i 100 e i 200 cm. Le foglie di color verde opaco, sono lisce, sessili, lanceolate nella parte alta della pianta. L’infiorescenza è a pannocchia con numerosi piccoli fiori globulosi di color verde-giallastro; il frutto è un achenio.
L’estragone “francese” raggiunge un’altezza massima di 60-70 cm, con fusti molto ramificati ed internodi ravvicinati. Le foglie di colore verde cupo, sono lanceolate, intere, prive di picciolo e presenti in numero maggiore rispetto al tedesco. Le infiorescenze sono a pannocchia di colore verde pallido e i fiori sono sterili. Tutta la pianta ha un odore pungente e sapore aromatico gradevole. Le piante di questa varietà vivono mediamente tre anni, a differenza del dragoncello tedesco che è molto più longevo.
La pianta, nota in Francia con il nome di “Estragon”, ha proprietà, aperitive, stomachiche, medicinali, ed è una tipica pianta da condimento. L’olio essenziale si impiega come aromatizzante nella industria alimentare.
Terreno e ambiente
La pianta originaria della Russia e dell’Asia, viene coltivata in molti paesi stranieri, in Italia settentrionale e centrale. Il dragoncello predilige terreni fertili, umidi od irrigabili, permeabili, soleggiati; la pianta sopporta male le forti gelate e le estati troppo siccitose. In generale è una pianta di facile coltivazione, che non presenta esigenze particolari e si adatta bene ai terreni di pianura, di collina preferibilmente ben esposta e di montagna.
Propagazione
I nuovi impianti possono essere effettuati in piena terra per seme, per trapianto di piantine da semenzaio e per divisione dei cespi; é consigliabile adottare la prima soluzione in quanto molto più economica anche se necessita di una quantità maggiore di semi. La quantità di semi da impiegare per un ettaro di terreno varia in funzione della destinazione della coltura.
La semina in campo si esegue in autunno o in primavera. Per rendere più conveniente la produzione ed iniziare il raccolto fin dal primo anno, le semine si possono effettuare dopo la prima metà di agosto. In un grammo si contano 3.600 semi di dragoncello.
La varietà francese è sterile e per la sua moltiplicazione è necessario ricorrere alla divisione di cespo; da una pianta adulta di 3 anni si ottengono circa 15-20 nuove piccole piantine. La divisione dei vecchi cespi va eseguita nei mesi di marzo-aprile, quando iniziano a vegetare i giovani germogli; questi andranno poi trapiantati direttamente in pieno campo, in un terreno ben affinato, avendo cura di pressare il terreno intorno alla piantina e di interrare la stessa quasi completamente. I giovani getti ottenuti per divisione di cespo possono essere fatti radicare, già nei mesi invernali, in vaso o in appositi bancali all’interno di serre calde, eseguendo, poi, il trapianto in pieno campo nei mesi di aprile- maggio. Ottimi risultati sono stati ottenuti con la micropropagazione in vitro.
Sesti di impianto
Se l’impianto è destinato alla produzione di seme le fila si pongono alla distanza 80-100 cm e a 40 cm sulla fila; per coltivazioni destinate all’uso erboristico o alla distillazione, invece, le fila vanno tenute alla distanza di 40 cm e sulla fila 20-30 cm. In quest’ultimo caso, per un ettaro serviranno 3 kg di seme. La semina a file è sempre da preferire a quella a spaglio.
Una tecnica studiata presso il Giardino delle Erbe di Casola Valsenio in collaborazione con l’Azienda Regionale delle foreste della Regione Emilia Romagna, consiste nell’impianto a forma di “prato”, utilizzato per destinare il prodotto alla distillazione o all’erboristeria. Tale tecnica prevede file poste alla distanza di 40 cm fra loro mentre lungo la fila i semi vengono fatti cadere in maniera continuativa. Il seme necessario per piantare un ettaro di terreno in pieno campo con interfila di 80 cm, usando seminatrici di precisione, è di. 1,5-2 kg; da notare che nei terreni di collina e di montagna è meglio aumentare di un 20-30 % la quantità di seme. Fattore importante da tenere in considerazione è la germinabilità del seme che non sarà mai del 100%.
Le piantine di dragoncello “francese o piemontese” vanno poste a 70-80 cm fra le fila e a 20-30 cm lungo la fila.
Cure colturali
La coltura di dragoncello richiede da 2 a 4 sarchiature annuali. Per convenienza economica, si consiglia, dopo il 4° anno di produzione, di rinnovare l’impianto, anche se la vita della coltivazione può superare i 7 anni. Il ristoppio di dragoncello è, comunque, possibile, in quanto la pianta non provoca stanchezza del terreno.
Fertilizzazione
Per la coltivazione di questa specie è importante l’apporto di letame distribuito al momento dell’aratura in quantità di 350-400 q/ha.
A fine inverno è utile una concimazione binaria a base di azoto e fosforo in quantità rispettivamente di 70 unità e 80 unità per ettaro. Per le coltivazioni destinate alla produzione di seme e per i terreni poveri di potassio si consiglia l’aggiunta di 60-70 unità per ettaro di P2O5. L’azoto può essere distribuito anche in fase di pre-ricaccio in primavera e dopo lo sfalcio. In linea generale, la concimazione verrà eseguita in funzione della destinazione della coltivazione: le piante destinate all’uso erboristico, alla distillazione e all’aromatizzazione richiederanno una concimazione binaria a base di azoto e fosforo; quelle destinate alla produzione di seme, invece, abbisogneranno di un concime binario a base di azoto e potassio oppure di un concime ternario nel quale prevalga il potassio, destinato ad aumentare la produzione del seme.
Raccolta e resa
Dalle piante di dragoncello si raccolgono le foglie e le cimette per uso erboristico, mentre la pianta intera è destinata alla distillazione e, per le varietà fertili, al seme.
La maturazione del seme è scalare e continua per un tempo piuttosto lungo: l’esperienza suggerisce di raccogliere le pannocchie o la pianta intera destinata a dare seme quando buona parte della coltura dimostra una giusta maturazione; questo momento coincide, quasi sempre, con la prima quindicina di settembre.
Perdite di seme durante la raccolta sono rare, per la particolare conformazione delle pannocchie. Lo sfalcio del dragoncello si esegue con motofalciatrici che tagliano le piante rasoterra o a metà altezza, asportando soltanto le pannocchie racchiudenti il seme.
Le piante destinate all’erboristeria o all’aromatizzazione vanno tagliate in tempi diversi; per la produzione delle foglie per uso alimentare è necessario sfalciare meccanicamente il prato più volte, nel periodo compreso fra maggio e settembre. La raccolta delle sommità fiorite avviene all’inizio della fioritura, nella seconda metà di luglio, quando il contenuto in principi attivi è massimo. Per la produzione dell’essenza la raccolta della pianta avverrà poco prima della fioritura.
La produzione di massa verde ottenuta dallo sfalcio della pianta intera è di 150-200 q/ha corrispondente a 40-50 q/ha di massa secca e a 15-20 ql di foglia secca monda. La produzione di seme è di 1,5-2 q/ha. La resa in olio essenziale è legata alle varietà impiegate, al terreno, ai vari fattori climatici. Mediamente la resa è dello 0,2-0,3%. Maggiori rese si hanno con le varietà piemontesi o francesi la cui resa sale a 0,4-0,6%.
La resa media in olio essenziale può ritenersi quella citata dal Fenaroli: kg. 0,200-0,300 per ql. di prodotto fresco; kg. 1-1,400 per ql. di prodotto secco. La massima resa è stata ottenuta dalle piante di estragone della varietà francese (da considerarsi superiore a tutte anche dal punto di vista della qualità) che supera nella resa percentuale di olio essenziale la varietà di estragone russo. L’olio essenziale ha una colorazione variabile dal giallo pallido al giallo verde, un odore caratteristico che ricorda quelli dell’anice e della senape. La distillazione da preferirsi è quella eseguita in corrente di vapore.
La varietà piemontese è molto sensibile alla ruggine, (Puccinia dracunculina Fahr. e Albugo tragopogonis (Pers.) Gray). A tale fenomeno sono più soggette le foglie basali della pianta e le piante poste nei fondovalle ed in pianura. I primi sintomi compaiono in luglio, in presenza di caldo umido, e si manifestano con macchie rotondeggianti brune. Il danno diventa consistente e causa la completa distruzione delle foglie. Il prodotto con sintomi di ruggine non potrà essere destinato alla raccolta delle foglie, ma, eventualmente, alla sola distillazione.
Si può intervenire con pratiche agronomiche scegliendo l’ambiente più idoneo (es. coltivazione in zone collinari ben esposte), praticando una rapida raccolta della pianta al verificarsi dei primi sintomi della malattia, eseguendo ampie rotazioni, ecc.
Ricerche svolte presso il Giardino delle Erbe di Casola Valsenio hanno dimostrato che trattamenti preventivi a base di Penconazolo o di olio di Neem possono rallentare l’insorgenza del patogeno. Sono stati riscontrati danni da nematodi e da lepidotteri ma di minima entità.