Origano

Origanum vulgare L.

Fam. Lamiaceae  (Labiatae)

Descrizione 

L’origano è una pianta erbacea perenne, originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale, molto comune in Italia , nei luoghi incolti , nei prati, nei boschi e nelle scarpate; presenta fusti alti fino a mezzo metro, generalmente poco ramificati, rossastri e con spigoli poco marcati.
Le foglie sono opposte con lamina ovale allungata, con margine intero o con denti appena accennati e con breve picciuolo. I fiori piccolissimi sono riuniti in spicastri stretti che formano pannocchie basse, quasi a corimbo, le brattee sono obovate, spesso con margini rossicci, il calice coperto da ghiandole rosso-brune è lungo 3 mm circa, regolare con cinque denti e la corolla è  di colore bianco o rosata.
La pianta presenta fitti peli sui fusti, sui grossi nervi e sul margine delle foglie, quasi mancanti nel resto della foglia e nell’ infiorescenza. La droga è costituita dalla parte epigea della pianta, raccolta in piena fioritura. L’origano si riconosce facilmente per le infiorescenze e per le brattee

Proprietà e impieghi 

L’ origano, simile al timo per il profumo e la  composizione chimica dell’olio essenziale, ha proprietà profumanti, aromatizzanti, digestive, carminative, antispasmodiche, analgesiche, diuretiche, balsamiche, stomachiche,  antisettiche,  ed espettoranti. E’ impiegato nell’ industria cosmetica e  alimentare come aromatizzante ed in liquoristica.

Tecniche colturali

Terreno e ambiente
L’origano si può coltivare in tutti i terreni ben areati, in posizioni soleggiate, mentre sono da escludere i terreni   con ristagni idrici,  troppo freddi nei mesi invernali e quelli  esposti a nord.

Propagazione
L’origano si propaga per seme, per talea, per propaggine e per divisione di cespo. La semina può essere effettuata in febbraio-marzo in piccoli cassoni o in letti riscaldati in serre; le giovani piantine verranno poi messe a dimora all’inizio del mese di maggio. La semina può anche  essere eseguita direttamente in campo in aprile, avendo cura di effettuare un intervento di diradamento delle piantine troppo fitte. Per il trapianto autunnale, le semine si eseguono in giugno-luglio in contenitori alveolari o in semenzai ombreggiati e un grammo di seme è sufficiente per un mq di superficie. In aprile-maggio si prelevano talee lunghe 7-8 cm dai germogli basali non fioriferi e si piantano in cassone, contenente  un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali; quando queste hanno radicato si piantano definitivamente a dimora.
La divisione di cespo è una pratica improponibile per una coltivazione a scopo industriale; è comunque, significativa, perché dà luogo a progenie del tutto identiche alla pianta da cui si è prelevato il materiale di propagazione.

Sesti d’impianto
Il sesto d’impianto è composto da 60-70 cm tra le file e 20-30 cm sulla fila e la densità ottimale è  di 6-8 piante a mq.  Le distanze fra le fila dovranno  essere rapportate alle dimensioni dei piccoli macchinari disponibili in azienda e impiegati per le lavorazioni.

 Cure colturali
L’origano risente molto della competizione con le specie infestanti: devono essere pertanto eseguiti alcuni interventi di sarchiatura nelle interfile e delle scerbature manuali lungo la fila. Utilissime sono le sarchiature, per arieggiare il terreno e rompere la capillarità, in modo particolare nei terreni argillosi, in quanto l’origano soffre molto di asfissia radicale nei casi di ristagno idrico. In alcuni paesi esteri vengono eseguiti interventi di diserbo chimico con l’impiego di Lenacil, somministrato in pre-emergenza. Le esigenze idriche della coltura sono più forti nella fase di germinazione dei semi e di affrancamento dei semenzali dopo il trapianto. Utilissimi sono gli apporti di acqua sia con irrigazioni a pioggia che per scorrimento dopo ogni sfalcio.

Fertilizzazione
Un impianto di origano ha una durata variabile da un minimo di 3 anni a un massimo di 10 anni. L’apporto di sostanza organica è perciò in funzione della longevità dell’impianto stesso; mediamente si considera necessario l’apporto di 300 q/ha di letame maturo da interrarsi al momento della lavorazione principale (aratura). Nelle coltivazioni non biologiche possono essere apportate annualmente 100-120 unità di azoto, 80-100 unità di P2O5 e 60-80 unità ad ettaro di K2O. L’azoto deve essere somministrato alla ripresa vegetativa e dopo ogni sfalcio per stimolare la crescita della pianta, fosforo e potassio possono  essere apportati durante la prima lavorazione primaverile.

Raccolta e resa
Durante il primo anno di coltivazione si ottiene  un unico raccolto, mentre, a partire dal secondo anno, vengono mediamente eseguiti due sfalci, uno in luglio e uno in settembre-ottobre.L’origano viene tagliato in fioritura poco prima che si schiudano i fiori stessi. La produzione di massa verde al 1°anno è di 20-30 q/ha; al 2° anno entra in piena produzione e si sono riscontrate rese fino a 120-130 q/ha. Il calo pianta fresca e secca è del 75% circa e su 100 Kg di piante verdi la produzione di foglie e fiori mondi essiccati è di 15 Kg. L’essiccazione deve essere rapida ed avvenire con l’impiego di essiccatoi moderni o all’ombra, in luoghi ventilati. La conservazione interessa sia le piante secche in mazzi, sia le foglie private degli steli. La resa in olio essenziale della pianta fresca è dello 0,2-0,3%, e la produzione riferita ad un ettaro può aggirarsi sui 25- 30 kg.

Avversità

Nelle coltivazioni di origano allo stato ottimale, sono solo stati riscontrati, in certe annate, attacchi di cicaline; la loro intensità non è mai stata tale da dover intervenire con trattamenti insetticidi.   Sono stati riscontrati anche attacchi di fitofagi della famiglia delle Aphidiae (Aphis origani),  afide nero che porta deformazioni fogliari.