Il tiglio è un albero a foglia caduca, che raggiunge un’altezza anche di 30 metri con corteccia scura e solchi longitudinali rossastri lungo il tronco. Le foglie cuoriformi, glabre sulla pagina superiore e su quell’inferiore, hanno peli bruni agli angoli delle nervature, la lamina fogliare ha il margine seghettato, l’apice acuminato e il picciolo glabro. I fiori di colore giallo-verdognolo, compaiono in giugno-luglio, hanno un’intensa profumazione e sono riuniti in infiorescenze corimbose pendule, con il peduncolo inserito in un’ampia brattea che funge da “paracadute” una volta che i frutti sono maturi, favorendone la disseminazione. I frutti sono sferici con pericarpo fragile e costolatura appena visibile.
Il Tilia platyphyllos differisce dal T. cordata per la colorazione dei peli all’angolo delle nervature della lamina fogliare e per il picciolo pubescente. Le infiorescenze portano 2-5 fiori, i frutti hanno costolatura sporgente.
I fiori di tiglio hanno proprietà antinfiammatorie, spasmolitiche sedative, diaforetiche ed ipotensive.
Terreno ed ambiente
Cresce spontaneo in tutta Europa nei boschi di latifoglie di pianura e di collina da 0 a 1400 m. s.l.m., predilige terreni freschi, profondi, ben umificati, con pH tendenzialmente acido.
Propagazione
Le nuove piante si possono ottenere da seme, da talea da pollone di ceppaia. La semina si esegue alla fine dell’inverno o in primavera in semenzai all’ aperto o in vaso.
Per facilitare la germinazione dei semi, spesso duri e lenti a germinare, occorre intervenire con stratificazione per 4-5 mesi a temperatura di 25-27 °C e poi per lo stesso periodo a 2°C. Un’ altra tecnica consiste nel trattare i semi con acido nitrico concentrato per circa un’ora e mezzo-due, quindi, occorre lavarli, asciugarli e successivamente immergerli per circa 15 minuti in una soluzione di acido solforico concentrato per intaccare il tegumento seminale, interrandoli successivamente per 4 mesi a 2°C.
Se possibile, conviene raccogliere i semi direttamente dalla pianta, e questa operazione va eseguita quando i tegumenti seminali iniziano a virare al bruno.
L’immediata messa in semenzaio accelera il momento della germinazione, permettendo di avere piccole piantine pronte per la messa a dimora in vivaio già nell’ autunno successivo.
La moltiplicazione per talea semilegnosa si esegue impiegando i polloni che crescono alla base dell’albero. La capacità di radicare dei polloni è molto elevata e su questi è possibile eseguire anche delle margotte. Nella fase di radicazione delle giovani piantine, sarà importante apportare acqua frequentemente distribuendola anche per nebulizzazione. Sulle giovani piante di tiglio è possibile intervenire con l’innesto per ottenere piante omogenee o di varietà particolari.
Sesti d’impianto
Nelle coltivazioni sperimentate presso l’ITAS Scartabelli di Imola e presso il Giardino delle Erbe di Casola Valsenio, le piante di tiglio sono state poste alla distanza di 4,5 metri fra le fila e di 3 metri lungo la fila.
Cure colturali
Le piante richiedono alcuni interventi di spollonatura al fine di eliminare i numerosi polloni di ceppaia che si sviluppano durante l’anno. Durante la crescita occorrerà intervenire con piccoli tagli o legature sui nuovi rami, per garantire un corretto sviluppo della pianta, conferendole la forma desiderata di fusetto libero. Alcune sarchiature sono sufficienti per eliminare le infestanti. Nei mesi invernali si dovrà intervenire con una potatura che ha il compito di contenere le dimensioni della pianta ed eliminare i numerosi polloni aerei sviluppatisi nell’estate.
Fertilizzazione
L’apporto di sostanza organica all’impianto in quantità di 400 q/ha viene effettuato prima della lavorazione principale. Possono essere apportati piccoli quantitativi di azoto o un concime ternario in quantità di 60-70 unità/ha alla ripresa vegetativa.
Raccolta e resa
La raccolta delle infiorescenze avviene all’inizio della chiusura dei fiori. La raccolta si esegue normalmente a mano staccando con il fiore la brattea. Nelle prove svolte al Giardino delle erbe di Casola Valsenio e presso l’ITAS Scartabelli di Imola, la raccolta dei fiori è stata eseguita con l’aiuto di carri raccolta che agevolava lo stacco dei fiori nei rami più alti della pianta. Le piante coltivate sono mantenute ad un’altezza massima di 3,5- 4 metri; in questo modo si facilita la raccolta dei fiori, evitando al raccoglitore, i rischi di caduta dalle scale aumentando la resa per unità operativa. Il prodotto che si ottiene è di ottima qualità. La raccolta dei fiori dovrà essere eseguita in breve tempo in quanto la fioritura è molto breve, soprattutto nelle specie “ americana e platyphyllos”. Con questa tecnica la capacità di raccolta di una persona è tripla rispetto alla raccolta con l’ausilio di scale. Le prove sono ancora in corso ma si possono riportare valori di circa 8-9 kg di fiori freschi ad ora per ogni raccoglitore.
Fra i parassiti che possono provocare danni al tiglio si ricorda: l’Eucallipterus tiliae Linnaeus o afide verde del tiglio. Infesta le foglie con la sua attività di suzione, provocandone il disseccamento e la caduta anticipata. La notevole melata prodotta dall’afide verde, imbratta le foglie del tiglio fino a sporcare quanto si trova sotto la pianta. L’Eulecanium tiliae Linnaeus è una cocciniglia che infesta i rami e le foglie, con deperimenti vegetativi e imbrattamento da melata alla vegetazione. L’Eupulvinaria hydrangeae Steinweden, una cocciniglia diffusa soprattutto nelle regioni centro settentrionali dell’Italia, infesta le foglie nella pagina inferiore ed i rametti giovani già a partire dai mesi di marzo-aprile. Il Phyllobius oblongus L. provoca, invece, erosioni a carico delle foglie e dei fiori divorando la corolla, gli stami e il pistillo.